Il sistema difensivo medievale

Fino al XIV secolo col termine rocca si indicava tutta l’area fortificata che circondava la parte più alta della città, costituita dalle poderose mura del cassero e dal mastio, meglio conosciuto come Torre di Federico II.

Il cassero era costituito da due circuiti murari di forma trapezoidale fra loro indipendenti ma collegati, quasi a descrivere la figura di un otto, allungato nella parte inferiore. Il primo anello murario cingeva la parte sommitale della collina ed era coronato dalla torre federiciana; il secondo, più ampio, si innestava al primo in prossimità della torre e scendendo si chiudeva sull’odierna piazza del Duomo. A sua volta era delimitato a sinistra dalla perduta torre delle Cornacchie e a destra dalla torre di Matilde, oggi il campanile del Duomo. Entrambe queste torri erano state costruite prima della torre di Federico II, in quanto facevano parte del castellum imperiale, fatto edificare intorno alla metà del XII secolo dal legato imperiale Rainaldo di Dassel su ordine di Federico I, detto il Barbarossa. L’anello murario più imponente cingeva il mastio (torre di Federico II) e costituiva l’ultimo baluardo difensivo del sistema fortificato. A fianco della torre, una grande porta arcuata alta quasi quattro metri e larga poco più di tre, forse munita di ponte levatoio, consentiva l’accesso a questa potente fortificazione. Alcuni eruditi sanminiatesi ci hanno lasciato descrizioni particolareggiate di questa parte del cassero: le mura si estendevano su un circuito di 125 metri, spesse poco più di un metro e mezzo; al loro interno era stato ricavato un passaggio alto circa due metri per consentire il cammino dei soldati nei giri di ronda ed in caso di assedio; inoltre, al centro dello spiazzo delimitato dalle mura, era stata scavata una cisterna in modo da poter disporre di abbondanti riserve di acqua piovana. 

L’intera struttura del cassero è visibile nel riquadro centrale della parete destra della Sala del Consiglio del Palazzo Comunale di San Miniato. L’affresco, realizzato nel 1928 dal canonico Francesco Galli Angelini, è un omaggio indiretto al celebre sanminiatese Michele Mercati, medico personale di papa Clemente VIII, che aveva fatto inserire la veduta della rocca di San Miniato nella mappa della Toscana all’interno della Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano. Dalla veduta vaticana deriva l’immagine di Galli Angelini nel Palazzo Comunale. La stessa struttura fortificata è visibile da altre angolazioni in un disegno ad inchiostro del 1710, conservato presso l’Archivio storico comunale di San Miniato, ed in uno schizzo, attualmente presso l’Archivio di Stato di Firenze, datato al 1556 e realizzato da Piero di Donnino ad integrazione iconografica di una serie di rilievi effettuati lungo le mura del cassero per la definizione di ripe e carbonaie pertinenti alla proprietà della rocca, allora di proprietà della famiglia Saminiati.