Museo e area archeologica di San Genesio

L’Antiquarium dell’area archeologica di San Genesio, ubicata tra le località di Ponte a Elsa e La Scala nel Comune di San Miniato (Pi), conserva ed espone i reperti archeologici e i dati scientifici frutto delle ricerche multidisciplinari e delle campagne di scavo condotte a partire dal 2001 dall´Università di Pisa; conserva inoltre il materiale trasferito dall’ex museo archeologico di San Miniato e pertinente la necropoli etrusca di Fonte Vivo, con oggetti databili dal IV al I sec. a.C.

La cripta della Pieve di San Genesio – Vicus Wallari

In un flessibile allestimento sono esposti gli oggetti archeologici che documentano l’intero arco di vita e le complesse trasformazioni strutturali e funzionali dell’insediamento, sorto in corrispondenza della viabilità antica tra Pisa e Firenze (Via Quinzia) e in seguito sul percorso della via Francigena. A San Genesio è condensata, con continuità documentaria e con notevole ricchezza di informazioni, l’intera vita di un centro abitato, dal III-II secolo a.C. fino al XIV-XV secolo. Tra i pochi documenti delle fasi più antiche del sito, l’Antiquarium espone il cippo funerario etrusco (reimpiegato nelle fondazioni della pieve romanica) che, insieme ai materiali dalla necropoli di Fontevivo ed altri recenti rinvenimenti, contribuisce a disegnare la topografia della zona in età etrusca e romana. Più numerosi sono i dati e i reperti archeologici che restituiscono la fisionomia dell’abitato, il Vicus Wallari dell´VIII secolo che diventerà un importante centro commerciale, come testimoniato dalla quantità e tipologia di oggetti e monete ritrovate nell’area, nonché importante polo religioso e politico, come attestano la bolla di papa Celestino III e le Diete imperiali che vi si tennero nel XII sec. Da questo primo nucleo insediativo prenderà origine il Burgum Sancti Genesii di cui i dati archeologici descrivono l’intero arco di vita, dalla fondazione e sviluppo della sua grande pieve, di cui restano visibili le fondamenta e la cripta, fino alla deliberata e radicale distruzione dell’intero insediamento nel 1248 da parte dei samminiatesi.

La cripta della Pieve di San Genesio – Vicus Wallari

Le migliori evidenze del sito riguardano infatti la pieve nella sua fase di XI secolo e soprattutto la sua cripta. Si tratta di struttura triabsidata, pavimentata con uno spesso strato di cocciopesto, del tipo a oratorio con copertura a volte a crociera con costoloni, intonacate e sostenute da 16 colonne di arenaria con collarino e base trapezoidale; 10 di queste colonne erano inserite nelle murature perimetrali della cripta. Sulle colonne, monolitiche con base tronco-piramidale, anch’esse intonacate, erano posti capitelli ad abaco quadrangolare, con decorazione ad archetti ciechi. Lungo i muri perimetrali della cripta fu realizzata una panca in muratura intonacata e rivestita di un sottile strato di cocciopesto. L’accesso alla cripta era garantito da due scalinate laterali con gradini in pietra arenaria, di cui una sola portata in luce, che conserva ancora i fori di alloggiamento dei cardini del cancello. Al centro de11’abside maggiore della cripta era collocata una struttura in muratura di forma parallelepipeda (1,60•0,90 m.), realizzata con bozze squadrate di arenaria, orientata est- ovest e forse preceduta da un gradino: si tratta probabilmente della riproduzione di un sarcofago destinato a conservare le reliquie di san Genesio ma vi è anche la possibilità che le reliquie si trovassero sigillate dalla stessa struttura in muratura, al di sotto del piano pavimentale. I paramenti murari della cripta sono caratterizzati da bozze di arenaria squadrate a corsi orizzontali intonacate. La cripta è poi dotata di un sistema di canalette funzionali allo smaltimento delle acque che, specie nel periodo invernale, quando la falda acquifera saliva sopra il livello del pavimento, dovevano allagare la cripta facendosi strada proprio nei punti in cui le basi delle colonne si innestavano nel cocciopesto.