Le Opere
Tipologia: Altare - tabernacolo monumentale
Autore: Bernardo di Niccolò Checcchi, Antonio di Giovanni, Vincenzo Ansaldi, e Tonino di Barnizi
Datazione: 1521-1541 (1521-1541)
Materia e tecnica: legno intagliato, dorato
Dimensioni: cm. 325x480; mensa cm. 117x263x110; zoccolo laterale cm. 156x100
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Oratorio del Loretino
Ubicazione: Presbiterio
Collocazione specifica: Parete di fondo
Connotazione culturale:
L’opera, ricordata dal Mackowsky (1903, p. 222) che la lodò e assegnò la sua decorazione alla tarda scuola fiorentina, è stata attribuita da A. Matteoli (1979, p. 98) all’intagliatore fiorentino Noferi di Antonio di Noferi. Essa venne commissionata dall’Opera del SS. Crocifisso come offerta votiva in seguito alla pestilenza del 1527. Dai libri dell’Opera risulta che nel 1527 venne commissionata la cateratta del tabernacolo, dipinta con un Cristo Risorto da Francesco di Agnolo Lanfranchi detto Spillo (fratello di Andrea Del Sarto), ora conservata nel santuario del SS. Crocifisso. I lavori per la realizzazione del tabernacolo e del suo ornamento e per la sua messa in opera terminarono nel 1541. Precedentemente era giunto il resto della decorazione pittorica, opera di pittori della scuola di Andrea Del Sarto. Il tabernacolo partecipa a pieno titolo delle elaborazioni fiorentine di inizio secolo e si avvicina alle esperienze di Baccio D’Agnolo. Gli studi recenti di Aurora Del Rosso ascrivono, su base documentaria e senza ombra di dubbio, la paternità della progettazione e la responsabilità nella realizzazione del tabernacolo a Bernardo di Niccolò Checchi che si avvalse di numerosi aiuti (scultori intagliatori, doratori ecc.), tutti individuati dai documenti.
Tipologia: Cancello
Autore: Conte di Lello Orlandi
Datazione: secondo quarto XIV sec. (1337-1343)
Materia e tecnica: Ferro battuto e dipinto
Dimensioni: cm. 189 x 404
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Oratorio del Loretino
Ubicazione: Ingresso del presbiterio
Collocazione specifica: Ingresso del presbiterio
Connotazione culturale:
L’oggetto è opera firmata di Conte di Lello da Siena. Questi è di solito identificato con il Conte di Lello clavarius (Conte di Lello Orlandi) il quale, secondo un documento pubblicato da Milanesi (1854, I, p. 135), eseguì nel 1337 una cancellata per il Duomo di Orvieto. A detta del compilatore della voce dedicata all’artista sul Thieme-Becker, vi sono notevoli somiglianze tra i motivi ornamentali dell’opera orvietana e quelli del cancello del Loretino. Secondo il compilatore della precedente scheda di catalogo, il cancello sarebbe stato eseguito, in realtà, per la distrutta chiesa dei SS. Giusto e Clemente e successivamente trasferito nella ubicazione attuale.
Iscrizione sull’anta destra, vicino alla serratura, in caratteri rotondi: CONTE DI LELLO DI SIENA MI FECE
Tipologia: cartagloria
Datazione: seconda metà XVIII secolo (1750-1799)
Materia e tecnica: metallo laminato a sbalzo su anima in legno
Dimensioni: cm. 30 x 20
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Oratorio del Loretino
Ubicazione: Sagrestia
Collocazione specifica: vetrina
Connotazione culturale:
Le caratteristiche stilistiche dell’oggetto inducono a datarlo alla seconda metà del XVIII secolo. All’interno l’inizio del Vangelo secondo Giovanni in traduzione latina.
Tipologia: affresco
Autore: Francesco Maria Galli Angelini
Datazione: 1928 (1928-1928)
Materia e tecnica: Tempera su intonaco
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Palazzo Comunale
Ubicazione: Sala del Consiglio
Connotazione culturale:
La decorazione pittorica venne ideata e condotta nel 1928 da Francesco Maria Galli Angelini, con l’aiuto, pare, di Amerigo Ciampini. Il clima culturale cui il ciclo di affreschi fa riferimento è quello tardo positivista, legato agli interessi romantici e risorgimentali per il Medioevo patrio, che nel corso dell’Ottocento aveva dato vita a ricerche e scoperte in campo storico e storico-artistico. Per la città di S. Miniato questi fermenti portarono alla stesura delle “Memorie storiche di San Miniato”, pubblicato da Giuseppe Rondoni nel 1876, in cui per la prima volta si ricostruivano coerentemente le vicende più antiche della città, con particolare attenzione alle fasi di San Miniato come libero comune. Il libro di Rondoni è il testo guida utilizzato da Galli Angelini per l’impaginazione figurativa della storia di San Miniato. Secondo un gusto neogotico, un po’ attardato, Galli Angelini riprende il tema della Sala delle Sette Virtù, facendo degli stemmi il motivo conduttore. Stemmi di antiche e nobili famiglie locali come i Mangiadori, i Ciccioni, i Buonaparte e i Borromei, sono accostati a insegne araldiche di podestà e sindaci in carica nel primo Novecento, aggiunte poi sino agli anni ’40. Stemmi dei terzieri della città e delle relative contrade si completano con la serie di quelli dei castelli che, nel Medioevo, dipendevano da San Miniato. L’impaginazione araldica si alterna con la narrazione emblematica per immagini; alcuni ritratti richiamano infatti figure ed episodi della storia delle celebrità sanminiatesi: Barone Mangiadori, Franco Sacchetti, Francesco Sforza ed infine, evocato dall’immagine della Rocca, Michele Mercati.
Tipologia: affresco
Autore: Galileo Chini, Cenni di Francesco, e anonimo
Datazione: fine XIV secolo - prima metà XVI secolo; 1898 (1393-1898)
Materia e tecnica: Tempera su intonaco
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Palazzo Comunale
Ubicazione: Sala delle sette Virtù
Collocazione specifica: Sala delle sette Virtù
Connotazione culturale:
La decorazione della sala fa diretto riferimento alla funzione che ha svolto per secoli, quella di ospitare le riunioni delle magistrature locali. Tutte le superfici dell’ambiente sono decorate delle insegne e degli stemmi araldici dei funzionari che governarono la città. Le insegne araldiche oggi visibili, dipinte o scolpite, risalgono quasi tutte al XV secolo e sono quindi relative ai vicari della Repubblica di Firenze che all’epoca avevano giurisdizione politica e penale su san Miniato e il Valdarno inferiore. Nei palazzi del Bargello a Firenze, dei Priori a Volterra, Certaldo, Scarperia e in molti altri si possono vedere esempi di simili decorazioni araldiche. Lo stemma più antico presente nella sala risale al 1393. E’ lo stemma di un Guicciardini, probabilmente Luigi di Piero e si vede al margine inferiore dell’unica scena di soggetto sacro dipinta nella sala. Si tratta di una Madonna in trono che allatta il Bambino circondata dalle Virtù teologali (Fede, Speranza, Carità) e delle Virtù Cardinali (Giustizia, Prudenza, Fortezza, Temperanza). Sul bordo inferiore l’immagine è commentata da una singolare didascalia in forma poetica: si tratta di un sonetto caudato che illustra il significato allegorico delle virtù in relazione al governo del Vicario Guicciardini. L’affresco della Madonna con Bambino e le Virtù è attribuito a Cenni di Francesco, allievo di Andrea Orcagna e attivo a San Miniato alla fine del Trecento. L’uniformità decorativa della sala, soprattutto nelle specchiature dello zoccolo e nelle partiture architettoniche, si deve all’intervento di restauro realizzato nel 1898 da Galileo Chini. La firma di Chini e la data del restauro si possono vedere sullo zoccolo in finto marmo nella seconda campata della parete sinistra. L’intervento di restauro si inserisce bene nel clima tardo ottocentesco italiano in cui il recupero della cultura medievale e della storia degli antichi comuni serviva ad esprimere gli ideali patriottici e i caratteri dei popoli della nuova Italia unita.
Tipologia: affresco
Autore: Arrigo di Niccolò e scuola giottesca
Datazione: prima metà sec. XV (1399-1425)
Materia e tecnica: Tempera su intonaco
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Oratorio del Loretino
Ubicazione: Presbiterio
Collocazione specifica: Volta e pareti sinistra e destra
Connotazione culturale:
Le notizie riguardanti il ciclo di affreschi del Loretino sono scarse. Il Piombanti (1864, p. 99) li cita come opere della scuola dei giotteschi. Analogamente il Lotti (1980) si limita a segnalarli dicendoli trecenteschi. Il termine post quem per la datazione dei dipinti è probabilmente il 1399, anno in cui l’oratorio venne destinato a custodire l’immagine del SS. Crocifisso. I caratteri stilistici degli affreschi, vicini a quelli dei seguaci di Agnolo Gaddi, come Pietro di Miniato, Nicolò Gerini e Cenni di Francesco, inducono a datarli al secondo decennio del XV secolo. Nell’anno 1411 compare nelle carte d’archivio del Comune di San Miniato (Arch. Com. S. Min. Vicariato, 1598, c. 4v) il nome del pittore pratese Arrigo di Niccolò, già attivo con Niccolò Gerini in Palazzo Datini a Prato. I giotteschi attivi a Prato fornirono una versione del tardo gotico fiorentino in chiave di narratività popolaresca e accattivante, ricca di particolari di fresca naturalezza e di vivaci gamme cromatiche, i cui riflessi si possono cogliere in alcuni brani degli affreschi del Loretino.
Tipologia: Reliquiario
Datazione: prima metà XVIII secolo (1700-1750)
Materia e tecnica: legno intagliato, dorato
Dimensioni: cm. 52 x 25 x 28,5
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Oratorio del Loretino
Ubicazione: Sagrestia
Collocazione specifica: Vetrina
Connotazione culturale:
Le caratteristiche degli oggetti inducono a datarli alla prima metà del XVIII secolo.
Tipologia: affresco
Autore: Arrigo di Niccolò e scuola giottesca
Datazione: prima metà sec. XV (1399-1425)
Materia e tecnica: Tempera su intonaco
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Oratorio del Loretino
Ubicazione: Volta
Collocazione specifica: Vela verso l'ingresso
Connotazione culturale:
Le notizie riguardanti il ciclo di affreschi del Loretino sono scarse. Il Piombanti (1864, p. 99) li cita come opere della scuola dei giotteschi. Analogamente il Lotti (1980) si limita a segnalarli dicendoli trecenteschi. Il termine post quem per la datazione dei dipinti è probabilmente il 1399, anno in cui l’oratorio venne destinato a custodire l’immagine del SS. Crocifisso. I caratteri stilistici degli affreschi, vicini a quelli dei seguaci di Agnolo Gaddi, come Pietro di Miniato, Nicolò Gerini e Cenni di Francesco, inducono a datarli al secondo decennio del XV secolo. Nell’anno 1411 compare nelle carte d’archivio del Comune di San Miniato (Arch. Com. S. Min. Vicariato, 1598, c. 4v) il nome del pittore pratese Arrigo di Niccolò, già attivo con Niccolò Gerini in Palazzo Datini a Prato. I giotteschi attivi a Prato fornirono una versione del tardo gotico fiorentino in chiave di narratività popolaresca e accattivante, ricca di particolari di fresca naturalezza e di vivaci gamme cromatiche, i cui riflessi si possono cogliere in alcuni brani degli affreschi del Loretino.
Tipologia: affresco
Autore: Francesco Maria Galli Angelini
Datazione: 1928 (1928-1928)
Materia e tecnica: Tempera su intonaco
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Palazzo Comunale
Ubicazione: Sala del Consiglio
Collocazione specifica: Parete sinistra, immagine centrale
Connotazione culturale:
Pittura neogotica. La sezione su Francesco Sforza, con relative fonti riportate nel cartiglio, si trova in G. Rondoni, “Memorie storiche di S. Miniato”, San Miniato 1876, alle pp. 259-261, 392.
Tipologia: affresco
Autore: Arrigo di Niccolò, scuola giottesca, e Pittura pistoiese degli inizi del XV secolo
Datazione: prima metà sec. XV (1399-1425)
Materia e tecnica: Tempera su intonaco
Museo: Museo di Palazzo Comunale e Oratorio del Loretino
Sede: Oratorio del Loretino
Ubicazione: Parete destra
Collocazione specifica: registro inferiore a sinistra
Connotazione culturale:
La cortina vegetale di sfondo, che rappresenta l’elemento più originale della composizione, sembra riprendere motivi della pittura pistoiese. Stilemi analoghi compaiono negli affreschi di Antonio di Vite in S. Francesco a Pistoia e in Giovanni di Bartolomeo Cristiani. Il precedente comune sia agli affreschi di San Miniato, sia a quelli pistoiesi, può tuttavia essere individuato nei motivi vegetali eseguiti da Niccolò di Pietro Gerini e dai suoi aiuti nella casa del mercante Datini a Prato. Tra questi aiuti vi era anche probabilmente Arrigo di Niccolò. Questi stessi motivi vegetali legano i dipinti del Loretino con quelli eseguiti negli stessi anni e raffiguranti decorazioni araldiche poste nella cosiddetta Sala delle sette Virtù del Palazzo Comunale di San Miniato.